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convertire v.; converto [konv$rto] — rara, nel pres. ind., la forma pop. ant. convertisco [konvert&Sko], -sci; es.: quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo [kU%lla l&jgUa Si kL#ma d una p#trLa, la kU#le konvert&šše i vok#boli k ella a akkatt#ti da #ltri nell 2@o S2o] (Machiavelli) — per convertii, convertito, ant. o poet. conversi [konv$rSi], converso [konv$rSo] (propr., dall’ant. inf. alla latina convertere [konv$rtere], di raro uso lett.), nei sign. di «volgere; trasformare»: E a Beatrice tutta si converse [e a bbe-atr&©e t2tta Si konv$rSe] (Dante); Zerbin che i languidi occhi ha in lei conversi [zerb&j ke i l#jgUidi 0kki a in l$i konv$rSi] (Ariosto)