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esempio [e@$mpLo] s. m.; pl. ‑pi — latinismo ant. esemplo [e@$mplo] o, più ant., essemplo [eSS$mplo]: come l’essemplo E l’essemplare non vanno d’un modo [k1me ll eSS$mplo e ll eSSempl#re non v#nno d um m0do] (Dante); io non mi volevo partire dagli esempli italiani e freschi [io nom mi vol%vo part&re dal’l’ e@$mpli italL#ni e ffr%Ski] (Machiavelli) — altre varianti dell’uso ant.: essempio [eSS$mpLo], essempro [eSS$mpro], assemplo [aSS$mplo], assempro [aSS$mpro], ecc. — regolare la pn. con -e- aperta, in parola di formaz. dòtta dal lat. exemplum (oltre tutto, con -e- di natura breve); e conservata in quasi tutta la Tosc., salvo Arezzo, la pn. aperta; ma domin. nelle altre regioni del Centro una pn. chiusa, dovuta all’attraz. d’altre parole che finiscono in -empio (compresa tra queste scempio, s. m., allòtropo pop. di esempio, conguagliato all’altro scempio, l’agg. che continua simplus)