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gli [+l’i] pron. — d’uso com. ed esclusivo per «a lui»: desiderosa di volerlo più accendere e certificare dell’amore che ella gli portava [deSider1Sa di vol%rlo pL2 a©©$ndere e ©©ertifik#re dell am1re ke %lla l’l’i port#va] (Boccaccio: qui una donna «a lui»); per darle di ciò più intera credenza ciò che fatto aveva pienamente le raccontò [per d#rle di ©0 ppLu int%ra kred$nZa ©0 kke ff#tto av%va pLHnam%nte le rakkont0] (id.: qui un uomo «a lei») — normale lei (lett. ella) gli disse e lui (lett. egli) le rispose; fam. lei (non ella) gli disse e lui (non egli) gli rispose; assurdo (come accade qualche volta di sentir detto da chi, volendo evitare quello che crede un errore, cade in un errore vero) ella le disse ed egli le rispose — d’uso fam. o lett. gli invece di loro, per «a loro» (a ogni modo, sempre gli e non loro in frasi di tono fam. e non formale, tanto più se l’aderenza all’uso più spontaneo venga avvalorata da una sintassi volutam. irregolare): tutti coloro che gli pizzicavan le mani di far qualche bell’impresa [t2tti kol1ro ke l’l’i piZZik#van le m#ni di f#r kUalke bb$ll impr%Sa] (Manzoni: come a dire «ai quali pizzicavan…» o «che si sentivano pizzicar…») — gli d’uso solo fam., evitato in genere nella lingua scritta di oggi, invece di le, per «a lei» (a ogni modo, sempre gli e non le, anche per «a lei», davanti a gruppi di due pron. atoni: gli se ne dà la colpa, «se ne dà la colpa a lui» o «a lei») — es.: gli dissi; non gli mandare; e in ènclisi: dettogli; mandagli — elis. (nella scrittura solo davanti a i-): gli ordinò [l’ ordin0; raro l’i ordin0], gl’impose [l’ imp1Se] (più com. gli impose [id.; raro l’i imp1Se]); antiq. in ogni caso l’elis. in ènclisi: fargl’intendere che siete suo svisceratissimo amico [f#rl’ int$ndere ke SSL$te Suo @viššerat&SSimo am&ko] (A. Verri) — glie (non gli) davanti a la, le, li, lo, ne (es.: glie ne portò [l’e ne port0]), con cui più spesso è unito nella grafia (gliela, glielo, gliene, ecc., diversam. da me la, te lo, se ne, ecc.); ma sempre gli davanti ad altri pron. atoni (es.: gli ce ne portò [l’i ©e ne port0]) — nell’uso ant., talvolta, i [i] e li [li]: Cortese i fu [kort%@e i f2] (Dante); quel che li convien fuggire [kU%l ke lli konvL$n fuJJ&re] (id.) — cfr. allato; lo