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perché [perk%+] cong. — antiq. la grafia divisa per che [id.], usata un tempo nel sign. di «per cui, per il quale»: al monte Per che i Pisan veder Lucca non ponno [al m1nte per k% i piS#n veder l2kka nom p0nno] (Dante: a causa del quale i pisani…); o di «per la qual cosa, sicché»: Per che, se del venire io m’abbandono, Temo che la venuta non sia folle [per k%, Se ddel ven&re io m abband1no, t%mo ke lla ven2ta non Sia f0lle] (id.); quasi antiq. anche nel sign. di «per che cosa», salvo qualche uso ancóra possibile a scòpo di maggior chiarezza: Per che turbarmi l’anima, O d’oro e d’onor brame? [per k% tturb#rmi l #nima, o d 0ro e dd on1r br#me?] (Parini); per che si vota?, per che cosa, su che questione? (e invece: perché si vota?, perché mai, per qual motivo?) — oggi sempre in gf. unita (anche accanto ad altri che preceduti, o ad altri per seguìti, da particelle diverse e da queste separati nella grafia): delirante della felicità di esser felice: perché, di che, c’è tempo di raccontarselo più tardi [delir#nte della feli©it# ddi $SSer fel&©e: perk%, di k%, © H tt$mpo di rakkont#rSelo pLu tt#rdi] (Bacchelli); soffrire, battersi, per chi, perché? [Soffr&re, b#tterSi, per k&, perk%?] (O. Fallaci) — elis. (pop. o lett.): era toccato a lei perch’era l’unica ragazza della comitiva [$ra tokk#to a ll$i perk $ra l 2nika rag#ZZa della komit&va] (Pavese) — altra cosa per che «per quale» o «per quali», sempre in gf. divisa, seguìto da sost. o agg.: non so per che stelle maligne [non S0 pper ke St%lle mal&n’n’e] (Petrarca) — cfr. percome