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porre [p1rre] (ant. o poet. ponere [p1nere]) v.; pongo [p1jgo], poni [p1ni], pone [p1ne], poniamo [ponL#mo], ponete [pon%te], pongono [p1jgono] — fut. porrò [porr0+]; pass. rem. posi [p1Si] (ant. puosi [pU0Si]); pres. cong. ponga [p1jga], poniamo [ponL#mo] (ant. pognamo [pon’n’#mo]), poniate [ponL#te] (ant. pognate [pon’n’#te]), pongano [p1jgano]; part. pass. posto [p1Sto] — le altre forme dal tema di ponere — in origine pn. chiusa, come sempre, dell’-o- di ponere o porre (lat. ponere con -o- lungo), ma pn. aperta dell’-o- di posto (lat. positus con -o- breve) e pn. aperta dittongata, in quanto in fine di sillaba, dell’-o- di puosi, -se, -sero (lat. posui, ecc., con -o- breve); più tardi, a ogni modo non dopo i primi del ’400, passaggio di questi -o- a una pn. chiusa e non dittongata per posi, -se, -sero (cfr. riporre, per la 1a attestaz. di io riposi [io rip1Si]), e verosimilm. di pari passo a una pn. pure chiusa per posto, nell’un caso e nell’altro per attraz. di porre, pongo, -gono, ponga, -gano, poni, -ne coi loro -o- chiusi originari — così la pn. domin. nella Tosc. moderna; cfr. posto, per i problemi della sua diffus. geografica e per quelli della sua estens. a voci composte e a voci in altra maniera affini — es. con acc. scr.: Che i musici si lèvino e si póngano In doppio ordine [ke i m2@i©i Si l$vino e SSi p1jgano in d1ppLo 1rdine] (D’Annunzio) — tronc. costante in certe locuz. (lett.): poniam caso [ponLaj k#@o]; senza por tempo in mezzo [S$nZa por t$mpo im m$zzo]; tronc. frequente in certe altre (sempre nella forma dell’inf., por, anche con acc. scr. pór, antiq. pôr): por fine, por freno, por mano, por mente, por termine — imper. con enclitiche: pommi [p1mmi] o ponmi [id.] o ponimi [p1nimi], ecc.