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benché [bejk%+] cong. — meno com. oggi, nello scritto, ben che [id. o b$j ke+]: la ben che minima possibilità (anche la benché minima, ecc.), «neppure la più piccola», ecc. — solo in gf. unita qualora, preceduta da pausa e seguìta da un indicativo, sembri accennare a un ripensamento: furono marito e moglie: benché la poveretta se ne pentì poi, in capo a tre giorni [f2rono mar&to e mm1l’l’e: bejk% lla pover%tta Se ne pent& pp0i, ij k#po a ttre JJ1rni] (Manzoni) — anche bene che [b$ne ke+], oltre che ben che [b$j ke+] (ma non benché), nella locuz. avv. bene che vada [b$ne ke vv#da] o ben che vada [b$j ke vv#da] «per quanto bene possa andare» (analogam. a male, o mal, che vada) — elis.: bench’io creda… [b$jk io kr%da…] o benché io creda… [bejk% io kr%da…] — cfr. abbenché; qualche

DOP

Redatto in origine da
Bruno Migliorini
Carlo Tagliavini
Piero Fiorelli

 

Riveduto, aggiornato, accresciuto da
Piero Fiorelli
e Tommaso Francesco Bórri

 

Versione multimediale ideata e diretta da
Renato Parascandolo