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disfare v.; disfaccio [diSf#©©o] (oggi meno com. disfò [diSf0+]), -fai — coniug. come fare; ma pres. ind. disfò, disfà con acc. scr.; imper. disfai [diSf#i] (in procl., disfa’ [diSf#]) o disfà [diSf# o diSf#+] — accanto a disfò, disfai, disfà, disfanno, disfaccia, forme tradizionali, nell’uso moderno anche disfo [d&Sfo], disfi [d&Sfi], disfa [d&Sfa], disfano [d&Sfano], disfi [d&Sfi] — esempi di queste alternanze in autori dal tardo ’800 in poi: Chi fa, disfà: gettate giù le torri! [ki ff#, diSf#: Jett#te J2 lle t1rri!] (Pascoli); Insensibili nubi Che si fanno e disfanno in chiaro cielo [inSenS&bili n2bi ke SSi f#nno e ddiSf#nno ij kL#ro ©$lo] (Saba); prima che questa febbre la disfi [pr&ma ke kkU%Sta f$bbre la d&Sfi] (Bacchelli); alle dita che disfano un bioccolo di lana [alle d&ta ke dd&Sfano um bL0kkolo di l#na] (Calvino) — accanto a disfacciamo, disfacciate, anche ma meno bene disfiamo [diSfL#mo], disfiate [diSfL#te] — accanto a disfarò, disfarei, ecc., anche ma meno bene disferò [diSfer0+], disferei [diSfer$i] — per disfaceva, disfece, disfacendo, ecc., err. disfava, disfò, disfando

DOP

Redatto in origine da
Bruno Migliorini
Carlo Tagliavini
Piero Fiorelli

 

Riveduto, aggiornato, accresciuto da
Piero Fiorelli
e Tommaso Francesco Bórri

 

Versione multimediale ideata e diretta da
Renato Parascandolo