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daccanto [dakk#nto] (meno com. da canto [id.] e d’accanto [id.]) avv. («accanto») — es. delle tre gf. (d’antica tradiz. le prime due; d’accanto invece nata nell’800 da una scomposiz. della parola, intesa, talvolta impropriam., come di + accanto): E d’un tratto al re da canto Un corsier nero nitrì [e dd un tr#tto al r% da kk#nto uj korSL$r n%ro nitr&] (Carducci); La scarna lunga testa era daccanto Al dolce viso di mia madre in pianto [la Sk#rna l2jga t$Sta Hra dakk#nto al d1l©e v&@o di mia m#dre im pL#nto] (Pascoli); partendo da casa, d’accanto ai tuoi [part$ndo da kk#Sa, d akk#nto ai tU0i] (Soffici); Oh potessi sedermi a te d’accanto! [q pot%SSi Sed%rmi a tt% dd akk#nto!] (Saba) — sempre in gf. divisa da canto per «in disparte» (a volte «con cura particolare», a volte «senza nessuna cura»): io chiamai da canto il detto Luigi Pulci [io kLam#i da kk#nto il d%tto lu-&Ji p2l©i] (Cellini); domandò solo d’esser lasciata lì, da canto, in quella cameretta [domandq SS1lo d $SSer lašš#ta l&, da kk#nto, ij kU%lla kamer%tta] (Pirandello) — pure in gf. divisa da canto per «da parte» (a volte «in serbo», a volte «in abbandono»): tutto questo, e più ancora, potrei mettere da canto ogni anno [t2tto kU%Sto, e ppL2 ajk1ra, potrHi m%ttere da kk#nto on’n’ #nno] (Galileo); pose da canto i libri ed avrebbe voluto perfino dimenticarsi di leggere [p1Se da kk#nto i l&bri ed avr$bbe vol2to perf&no dimentik#rSi di l$JJere] (De Sanctis)

DOP

Redatto in origine da
Bruno Migliorini
Carlo Tagliavini
Piero Fiorelli

 

Riveduto, aggiornato, accresciuto da
Piero Fiorelli
e Tommaso Francesco Bórri

 

Versione multimediale ideata e diretta da
Renato Parascandolo