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fare v.; faccio [f#©©o] (oggi meno com. fo [f0+]), fai [f#i], fa [fa+], facciamo [fa©©#mo], fate [f#te], fanno [f#nno] — fut. farò [far0+]; imperf. facevo [fa©%vo]; pass. rem. feci [fi], facesti [fa©%Sti]; pres. cong. faccia [f#©©a]; imper. fai [f#i] (in procl., fa’ [fa]) o fa [fa o fa+]; ger. facendo [fa©$ndo]; part. pres. facente [fa©$nte] (raro, alla lat., faciente [id.]); part. pass. fatto [f#tto] — err. e fa’ per fa pres. ind.; pure err. per fa’ (o fa) imper.; così pure e fo’ per fo — per fai, fa pres. ind., poet. faci [fi], face [fe]: a la dimanda che mi faci [a lla dim#nda ke mmi fi] (Dante); ciò ch’ammirar ti face [©0 kk ammir#r ti fe] (id.) — per faceva, facevano, poet. fea [f%a], feano [f%ano]: Quanto già ricco l’altra e chiaro il fea [kU#nto Ja rr&kko l #ltra e kkL#ro il f%a] (Alfieri); a’ templi Fean pavimento [a t$mpli f%am pavim%nto] (Foscolo) — per fece, antiq. [f%+] (meno com. fe [id.] e fe’ [id.]): Tre volte il fé girar con tutte l’acque [tre vv0lte il f% JJir#r kon t2tte l #kkUe] (Dante); gli fe’ cenno di no con la mano [l’i fe ©©%nno di n0 kkon la m#no] (Moretti) — per facemmo, region. antiq. fecimo [fimo]: son venuto a riannodare la conoscenza che fecimo qualche mese addietro [Son ven2to a rriannod#re la konošš$nZa ke ffimo kU#lke mm%Se addL$tro] (Verga) — per fecero, ant. o pop. tosc. fenno [f%nno]: Atene e Lacedemona, che fenno L’antiche leggi [at$ne e lla©ed$mona, ke ff%nno l ant&ke l%JJi] (Dante) — per tutto il pass. rem., poet. fei [f%i], festi [f%Sti], feo [f%o], femmo [f%mmo], feste [f%Ste], ferono [f%rono] o fero [f%ro]: Italia, Italia, o tu, cui feo la Sorte Dono infelice di bellezza [it#lLa, it#lLa, o t2, kui f%o la S0rte d1no infele di bell%ZZa] (Filicaia) — per facessi, ‑se, ‑sero, poet. fessi [f%SSi], ‑se, ‑sero; es.: s’e’ fesse quel cammino [S e f%SSe kUel kamm&no] (Dante) — per facendo, ant. faccendo [fa©©$ndo]: faccendo suo il piacer del re [fa©©$ndo S2o il pLa©%r del r%] (Boccaccio) — elis. (lett.) in feci o fece + pron.: Così fec’io con atto e con parola [koS& ffe© &o kon #tto e kkom par0la] (Dante) — tronc. di fare davanti ad altro infinito: costante se questo comincia per cons. semplice o muta + liquida (es. far vendere, far credere); freq. anche negli altri casi (es. fare svendere o far svendere, fare accreditare o far accreditare), nei quali può tornar meglio, dandosene l’occas., il tronc. dell’infinito che segue: macchinava di fare sparger voci di minacce e d’insidie [makkin#va di f#re Sp#rJer vi di min#©©e e dd inS&dLe] (Manzoni) — tronc. costante di fare sostantivato in sul far della sera e simili — freq. il tronc. delle 3e persone pl. di più di due sillabe in -no (es. faccian presto [f#©©am pr$Sto], facevan presto [fa©%vam pr$Sto]), lett. o region. nelle bisillabe in -no e nelle 1e (es. fan presto [fam pr$Sto], facciam presto [fa©©am pr$Sto]), raro nelle 3e in -ro (es. farebber presto [far$bber pr$Sto]) — imper. con enclitiche: fatti [f#tti], fammelo [f#mmelo], ecc.; possibile su fatti l’acc. scr.: lascia il tuo capriccio e fàtti animo [l#šša il tuo kapr&©©o e ff#tti #nimo] (Cicognani) — cfr. contraffare; feci; poffare

DOP

Redatto in origine da
Bruno Migliorini
Carlo Tagliavini
Piero Fiorelli

 

Riveduto, aggiornato, accresciuto da
Piero Fiorelli
e Tommaso Francesco Bórri

 

Versione multimediale ideata e diretta da
Renato Parascandolo