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mila [m&la] (ant. o poet. milia) num. — di regola unito nella scrittura al numero delle migliaia: settemila, novecentomila; meno com. le grafie divise: cento milia Perigli [©$nto m&lLa per&l’l’i] (Dante); da più di mille milia [da ppL2 ddi m&lle m&lLa] (id.), da più di mille migliaia, da più d’un milione; sedici mila appestati [S%di©i m&la appeSt#ti] (Manzoni); montò da duemila a dodici mila [mont0 dda dduem&la a dd1di©i m&la] (id.); Fa la testa a cento mila Messi in fila [f# lla t$Sta a ©©$nto m&la m%SSi in f&la] (Giusti) — sempre staccato se il numero delle migliaia non è espresso in forma precisa: Ma son mille! più mila! [m# SSom m&lle! pLu mm&la!] (Berchet); una ventina di mila svanziche [una vent&na di m&la @v#nZike] (Fogazzaro); Per cinquanta e più milia doble d’oro [per ©ijkU#nta e ppLu mm&lLa d1ble d 0ro] (D’Annunzio); dalle trenta alle cento e più mila lire [dalle tr%nta alle ©$nto e ppL2 mmila l&re] (Gozzano); non so quante volte mila — in composiz., davanti ad altro num., spesso allungato nella pronunzia (di rado nella scrittura) da un’e cong.: duemilanove [duemilan0ve] o duemila e nove [duem&la e nn0ve]

DOP

Redatto in origine da
Bruno Migliorini
Carlo Tagliavini
Piero Fiorelli

 

Riveduto, aggiornato, accresciuto da
Piero Fiorelli
e Tommaso Francesco Bórri

 

Versione multimediale ideata e diretta da
Renato Parascandolo