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La regola delle tre consonanti
la r$gola delle tr% kkonSon#nti
La prima regola della orthographia sara, che tra due vocali
la pr&ma r$gola della ortograf&a Sar# kke ttra dd2e vok#li
tre consonanti non si debbian porre, onde scriverassi: santo:
tr% kkonSon#nti non Si d$bbLam p1rre, 1nde Skriver#SSi «S#nto»,
pronto: ostacolo: mostro: nome e verbo, costantia:
«pr1nto», «oSt#kolo», «m1Stro» n1me e vv$rbo, «koSt#nZLa»,
sostegno: trasmuto: trasporto: pospono: posposto:
«SoSt%n’n’o», «tra@m2to», «traSp0rto», «poSp1no», «poSp1Sto»,
e cosi tutti gli altri tali.
e kkoS& tt2tti l’l’ #ltri t#li.
Giovan Francesco Fortunio
Note — grafia d’una delle prime edizioni (1517) di quella grammatica volgare che per prima fu pubblicata a stampa: ancóra distante dall’uso moderno soprattutto nella punteggiatura (dominata dai due punti), nella mancanza di segni d’accento, nella conservazione delle h etimologiche come in orthographia — notevole il rigetto dei gruppi di tre o più consonanti (sancto, prompto, obstacolo, constantia, ecc.), frequenti nelle stampe di quell’epoca sul modello latino — mostro [m1Stro], in apparenza un esempio fuor di posto, contenendo il gruppo -str-; ma sempre valido come invito a evitare un sovraccarico di consonanti (in questo caso quattro, -nstr-) — costantia [koSt#nZLa], da leggere con -ZLa nell’ultima sillaba (meno probabilmente con -Za) — pospono [poSp1no], insolita variante di pospongo, dovuta forse a rigida imitazione del latino postpono, se non pure a fallace analogia con la 2a e 3a persona.