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Guarda più in là del DOP: guida alle voci che non trovi

Con la lettera e l’ortografia italiana rappresenta, come s’è visto, due vocali, l’e aperta [$] e l’e chiusa [%], che peraltro si distinguono l’una dal­l’altra solamente quando portano l’accento tonico della parola.

I criteri di fonetica storica su cui si fonda la distinzione sono, schema­ticamente, i seguenti:

Nelle parole di formazione popolare, ereditate dal latino per trasmissione orale inin­terrotta, l’e tonica aperta italiana [$] (dittongata in ie [L$] se finale di sillaba) corrisponde di regola all’e breve (ĕ) o al dittongo ae del latino classico, che del resto, perdutasi l’origi­naria distinzione di durata tra vocali brevi e lunghe, s’erano confusi nell’unico suono $ fin dall’età romana imperiale. Es.: dieci [dL$©i], diedi [dL$di], fiero [fL$ro], vieto [vL$to], lat. dĕcem, dĕdi, fĕrus, vĕto; bello [b$llo], ferro [f$rro], perdo [p$rdo], sette [S$tte], lat. bĕllus, fĕrrum, pĕrdo, sĕptem (quattro esempi in cui la vocale è breve anche se la sillaba è lunga «per posizione»); lieto [lL$to], siepe [SL$pe], lat. laetus, saepes; feccia [f$©©a], presto [pr$Sto], lat. faecea, praesto.

Sempre nelle parole di formazione popolare, l’e tonica chiusa [%] corrisponde di regola all’e lunga (ē) o all’i breve (ĭ) del latino classico, che s’erano confusi nell’unico suono % fin dall’età romana imperiale. Es.: cera [©%ra], credo [kr%do], seme [S%me], tela [t%la], lat. cēra, crēdo, sēmen, tēla; cresco [kr%Sko], stella [St%lla], tetto [t%tto], vendo [v%ndo], lat. crēsco, stēlla, tēctum, vēndo (quattro esempi in cui, oltre che la sillaba, è lunga «per natura» anche la vocale); domenica [dom%nika], meno [m%no], ricevere [ri©%vere], vetro [v%tro], lat. domĭnica, mĭnus, recĭpere, vĭtrum; capello [kap%llo], mettere [m%ttere], vendetta [vend%tta], vescovo [v%Skovo], lat. capĭllus, mĭttere, vindĭcta, epĭscopus (quattro esempi in cui la sillaba è lunga «per posizione» ma la vocale è breve).

Nelle parole di formazione dòtta, attinte dal latino scritto per opera delle classi colte in misura sempre crescente di secolo in secolo, l’e tonica italiana è, di regola, aperta [$], tanto se corrisponde al lat. ĕ o ae quanto se corrisponde al lat. ē. Es.: aureola [aur$ola], clero [kl$ro], materia [mat$rLa], premio [pr$mLo], dal lat. aurĕola, clērus, matĕria, praemium; mensa [m$nSa], pensile [p$nSile], plettro [pl$ttro], tecnico [t$kniko], dal lat. mēnsa, pēnsilis, plēctrum, tĕchnicus.

Anche nelle parole d’origine straniera si tende generalmente alla pronunzia aperta dell’e tonica. Es.: azienda [azzL$nda], zebra [+z$bra]; caffè [kaff$+], purè [pur$+]; fez [f$Z], soviet [SovL$t].

A tutte queste regole fanno eccezione parecchie parole nelle quali ha prevalso l’ana­logia con parole somiglianti.

DOP

Redatto in origine da
Bruno Migliorini
Carlo Tagliavini
Piero Fiorelli

 

Riveduto, aggiornato, accresciuto da
Piero Fiorelli
e Tommaso Francesco Bórri

 

Versione multimediale ideata e diretta da
Renato Parascandolo