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Guarda più in là del DOP: guida alle voci che non trovi

Con la lettera o l’ortografia italiana rappresenta, come s’è visto, due vocali, l’o aperto [0] e l’o chiuso [1], che peraltro si distinguono l’una dal­l’altra, al pari delle due e, solamente quando portano l’accento tonico della parola.

I criteri di fonetica storica su cui si fonda la distinzione sono, sche­maticamente, i seguenti:

Nelle parole di formazione popolare, l’o tonico aperto italiano [0] (dittongato in uo [U0] se finale di sillaba) corrisponde di regola all’o breve (ŏ) del latino classico, che aveva già allora suono aperto, e corrisponde anche (ma senza esser mai dittongato in uo) al dit­tongo au del latino classico, che passò alla pronunzia 0 durante l’alto Medioevo. Es.: fuoco [fU0ko], luogo [lU0go], nuoce [nU0©e], nuovo [nU0vo], lat. fŏcus, lŏcus, nŏcet, nŏvus; colgo [k0lgo], corvo [k0rvo], grosso [gr0SSo], morde [m0rde], lat. cŏlligo, cŏrvus, grŏssus, mŏrdet (quattro esempi in cui la vocale è breve anche se la sillaba è lunga «per posizione»); chiostro [kL0Stro], gode [g0de], oro [0ro], poco [p0ko], lat. claustrum, gaudet, aurum, paucus.

Sempre nelle parole di formazione popolare, l’o tonico chiuso [1] corrisponde di regola all’o lungo (ō) o all’u breve (ŭ) del latino classico, che s’erano confusi nell’unico suono 1 fin dall’età romana imperiale. Es.: nome [n1me], pomo [p1mo], pone [p1ne], tettoia [tett1La], lat. nōmen, pōmum, pōnit, tectōria; conosco [kon1Sko], forma [f1rma], mostro [m1Stro], pronto [pr1nto], lat. cognōsco, fōrma, mōnstrum, prōmptus (quattro esempi in cui, oltre che la sillaba, è lunga «per natura» anche la vocale); foga [f1ga], giogo [J1go], giovane [J1vane], sopra [S1pra], lat. fŭga, iŭgum, iŭvenis, sŭpra; bifolco [bi­f1lko], colonna [kol1nna], satollo [Sat1llo], vergogna [verg1n’n’a], lat. bubŭlcus, colŭmna, satŭllus, verecŭndia (quattro esempi in cui la sillaba è lunga «per posizione» ma la vocale è breve).

Nelle parole di formazione dòtta, analogamente a quel che accade dell’e tonica, anche l’o tonico italiano è, di regola, aperto [0], tanto se corrisponde al lat. ŏ quanto se corrisponde al lat. ō. Es.: aurora [aur0ra], esoso [e@0@o], matrimonio [matrim0nLo], vittoria [vitt0rLa], dal lat. aurōra, exōsus, matrimōnium, victōria; console [k0nSole], euforbia [euf0rbLa], glossa [gl0SSa], negozio [neg0ZZLo], dal lat. cōnsul, euphŏrbia, glōssa, negōtium.

Anche nelle parole d’origine straniera si tende generalmente alla pronunzia aperta dell’o tonico. Es.: chiosco [kL0Sko], cocchio [k0kkLo]; omicron [0mikron], ovest [0veSt]; pagoda [pag0da], piroga [pir0ga].

A tutte queste regole fanno eccezione parecchie parole nelle quali ha prevalso l’ana­logia con parole somiglianti.

DOP

Redatto in origine da
Bruno Migliorini
Carlo Tagliavini
Piero Fiorelli

 

Riveduto, aggiornato, accresciuto da
Piero Fiorelli
e Tommaso Francesco Bórri

 

Versione multimediale ideata e diretta da
Renato Parascandolo