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Guarda più in là del DOP: guida alle voci che non trovi

Il cinese appartiene alla grande famiglia indo-cinese o sino-tibetana e nell’interno di questa al sottogruppo sino-siamese. Documentato da età remota, è oggi una delle lingue usate nel mondo da più alto numero di persone: nella sua forma scritta unitaria, fondata sull’uso di Pechino, e nella molteplicità dei suoi dialetti, è la lingua di cui si serve la grande mag­gioranza degli abitanti della Repubblica popolare cinese, a cui si possono aggiungere i cinesi di Formosa (Repubblica della Cina nazionale).

La scrittura cinese era in origine, almeno nelle sue parti essenziali, ideografica, ma con l’andar del tempo i vari ideogrammi si sono stilizzati, così che se ne riconosce difficilmente il valore originario. I caratteri cinesi sono circa 50.000; è vero che quelli d’uso corrente sono poco più di 5.000, ma anche questo è un numero troppo alto e tale da render difficile l’appren­dimento della lingua non solo agli stranieri ma agli stessi cinesi.

Gli europei hanno tentato a più riprese di trascrivere in caratteri latini i suoni del cinese: si sono così avuti i vari sistemi di «romanizza­zione» di questa lingua, fondati a volta a volta sull’ortografia del porto­ghese (secolo XVII), del francese (secolo XVIII), dell’inglese (secolo XIX). Fra tutti ha meritato maggior fortuna quello elaborato alla fine dell’Ottocento dai sinologi inglesi Thomas Francis Wade e Herbert Allen Giles (sistema Wade-Giles), che si fonda sul principio di rendere le consonanti secondo l’ortografia inglese e le vocali secondo quella italiana.

Nella Repubblica popolare cinese il governo ha istituito un comitato per la riforma della scrittura, che da una parte ha deciso una considerevole semplificazione dei caratteri tradizionali, dall’altra ha proposto un sistema nazionale di trascrizione in caratteri latini, che è stato approvato nel 1958 dall’Assemblea popolare nazionale ed è stato introdotto nell’uso, dapprima a titolo sperimentale e con carattere sussidiario. Il nuovo sistema, noto come «scrittura fonetica» («pinyin» in cinese), s’è venuto diffondendo negli ultimi decenni anche in Occidente, dove son però ancóra frequenti, soprattutto fuori dell’uso degli specialisti, le grafie fondate sui precedenti sistemi di romanizzazione europei.

In questa nuova edizione del «Dizionario d’ortografia e di pronunzia», i nomi cinesi sono riportati nella «scrittura fonetica» ora ufficiale. Sono state ugualmente registrate, ma con rinvio costante alla nuova grafia, le trascrizioni secondo il sistema Wade-Giles (come pure certe varianti grafiche semplificate che sono note in Occidente per essere state usate a lungo dalle poste cinesi): così, da Mao Tse-tung si rinvia a Mao Zedong.

Anche nella tabella che segue si tien conto dell’una come dell’altra trascrizione latina dei suoni del cinese: si dà dapprima la «scrittura fonetica» e al secondo posto, sepa­rata da una sbarra, la grafia secondo il sistema Wade-Giles. Le lettere seguite da un trattino (es. h-) rappresentano suoni iniziali di sillaba, quelle precedute da un trattino (es. -ung) suoni finali di sillaba, mentre quelle senza trattini (es. wu) corrispondono a una sillaba intera.

DOP

Redatto in origine da
Bruno Migliorini
Carlo Tagliavini
Piero Fiorelli

 

Riveduto, aggiornato, accresciuto da
Piero Fiorelli
e Tommaso Francesco Bórri

 

Versione multimediale ideata e diretta da
Renato Parascandolo