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Guarda all’interno del DOP: l’alfabeto fonetico e altro

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Segni diacritici complementari

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I segni convenzionali esemplificati qui sotto non in­dicano singoli suoni, ma si possono trovare aggiunti a un va­rio numero di lettere o gruppi di lettere dell’alfabeto fo­netico, di cui modificano il valore.

ö^

la vocale (o la consonante in funzione di vocale) con a destra un apice è tonica: es. Bjerknes [norv. bLä^rkneeS], Trst [sloveno tërSt; serbocr. tr^St]; quest’apice è applicato solo alle vocali gravate di segni diacritici e alle consonanti, mentre sulle vocali indicate con semplici lettere dell’alfabeto comune è messo, quand’è il caso, il normale segno dell’accento, conforme alle regole dell’italiano: es. mar­garitas ante porcos [lat. margar&taS #nte p0rkoS];

7

la vocale con sopra un tilde (lineetta ondulata) è nasale: es. enfant [fr. 3f3^], são [port. S3^u];

r’

la consonante con a destra un apostrofo è palatalizzata, ossia è articolata in modo tale da sembrare seguìta da un debole e rapido L (i semiconsonante): es. Astrachan’ [russo #StrëKën’], Char’kov [russo K#r’këf]; ma l’apostrofo che fa parte dei segni c’, g, S, @ serve anche a contraddistinguere le consonanti della serie alveolopalatale; e l’apostrofo che segue le lettere g, h, k, l, n serve anche e soprattutto a con­traddistinguere le consonanti interamente palatali g, h’, k’, l’, n’;

¥

la consonante con sotto un puntino è faringale (è il caso di ¹, suono già registrato nella tabella) o faringalizzata (è il caso di F, M, ¥, Y, y), ossia è articolata (rispetti­vamente in tutto o in parte) nella sezione più profonda della gola: es. qaba [ar. M#¥ba];

º

la consonante con sotto due puntini è retroflessa o, come anche si dice, cacumi­nale: es. Pāini [sanscr. p#aWini];

+

la parola italiana che porta alla fine della trascrizione fonetica un segno di «più» (una crocetta, messa a esponente) vuole dopo di sé il raddoppiamento sintattico: es. come [k1me+] (così: come questo [k1me kkU%Sto], come credi [k1me kkr%di], come Giulio [k1me JJ2lLo]), a differenza di quando [kU#ndo], caro [k#ro], ecc. (così: quando credi [kU#ndo kr%di], caro Giulio [k#ro J2lLo], ecc.); il segno è appósto solo alle trascrizioni delle parole isolate, non a quelle delle locuzioni e delle frasi;

+

la parola italiana (in pochi casi, anche straniera o dialettale) che porta al principio della trascri­zione fonetica un segno di «più» raddoppia la propria consonante iniziale quando nella frase si trovi preceduta da parola che finisce in vocale: es. scena [+š$na] (così: la scena [la šš$na], bella scena [b$lla šš$na], ultima scena [2ltima šš$na]), a differenza di sella [S$lla], cena [©%na], ecc. (così: la sella [la S$lla], ultima cena [2ltima ©%na], ecc.);

u-

la vocale (i, u, ü) che è seguita nella trascrizione da un trattino è in iato con la vocale tonica seguente: es. rinviare [rinvi-#re], lacuale [laku-#le] (diverso da la quale [la kU#le]), Duhem [fr. dü‑$m].

   

DOP

Redatto in origine da
Bruno Migliorini
Carlo Tagliavini
Piero Fiorelli

 

Riveduto, aggiornato, accresciuto da
Piero Fiorelli
e Tommaso Francesco Bórri

 

Versione multimediale ideata e diretta da
Renato Parascandolo