DOP

ae

suona aa (che è il suono, prolungato, dell’a it.); è una grafia fiamminga antiquata, sopravvivente in nomi propri, in luogo di aa;

au

suona 0u;

c

suona S (ossia s sorda it.) davanti a e, i, y; suona invece k in ogni altra posizione; può poi far parte dei gruppi grafici ch, sch;

ch

suona K in generale; ma è muto nel gruppo sch finale di parola;

e

se tonica, può avere suono chiuso e lungo [%e] o suono breve e aperto [$], secondo le parole; se atona, ha in genere suono debole e neutro [ë]; può poi far parte del dittongo ey e dei digrammi ae, eu, ie, oe;

eu

suona öö;

ey

suona $i;

g

suona G (relativamente forte e poco sonoro, quindi tendente verso K, anche quando non è assordito del tutto); può poi far parte del digramma ng;

h

suona h (aspirata); può poi far parte dei gruppi grafici ch, ph, sch, th;

i

suona ii se lungo (è il suono, prolungato, dell’i it.); se breve, ha un suono assai meno chiuso (tendente verso %);

j

suona L (ossia i semicons. it.); può poi far parte del digramma ij;

ie

suona ii (che è il suono, prolungato, dell’i it.);

ij

suona $i; dove occorre la maiuscola, si scrive IJ, quasi fosse una lettera unica; si scrive talvolta anche y, specialmente in certi nomi propri;

n

suona in generale n (e, come in italiano, j davanti a consonanti velari); ma in fine di parola, nella terminazione atona -en [ën], ha un suono più debole e spesso è taciuta del tutto;

ng

suona di solito j, davanti a vocale talvolta jG;

o

se tonico, può avere suono chiuso e lungo [1o] o suono breve e aperto [0], secondo le parole;

oe

suona uu (che è il suono, prolungato, dell’u it.);

ph

suona f;

s

suona S (ossia s sorda it.) in tutte le posizioni, anche davanti a consonante sonora;

sch

suona in generale come s + ch [SK]; ma in fine di parola è usato col valore della semplice s sorda [S], secondo un uso che avanti l’ultima riforma ortografica era molto più esteso;

th

suona t;