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pericolo [per&kolo] s. m. |
La parola che si scrive pericolo ha la pronunzia per&kolo (con l’accento sull’i) ed è un sostantivo maschile. |
— ant. periculo [per&kulo]: con tanti fastidii, dispetti e periculi [kon t#nti faSt&di-i, diSp$tti e pper&kuli] (Machiavelli) |
Nell’uso antico (dei primi secoli della lingua) aveva una variante periculo (ancor più vicina di quanto non sia pericolo all’etimo latino periculum), pronunziata per&kulo. Se ne può trovare un esempio in un passo del Machiavelli (1469-1527) che dice appunto: con tanti fastidii, dispetti e periculi; di questo esempio (come di tutti gli altri esempi di scrittori) si riporta la trascrizione fonetica: kon t#nti faSt&di-i, diSp$tti e pper&kuli (dove si noterà che le particelle proclitiche kon e e non sono segnate d’accento, mentre lo portano le altre quattro parole, ed è sempre grave, perché, nel sistema adottato, sulle vocali a e i non potrebb’essere diverso, e d’altra parte in diSp$tti è grave perché la vocale tonica è aperta; si noteranno ancóra i due i finali di fastidii, plurale alla latina oggi raro per fastidi, che sono separati tra loro da un trattino in modo da non essere scambiati per un’unica vocale lunga, e si noteranno pure i due p iniziali di periculi, che esprimono il raddoppiamento sintattico della consonante iniziale voluto dalla congiunzione e che viene sùbito prima). |
— poet. periglio [per&l’l’o]; pl. -gli; es.: Chi de’ perigli è schivo [k& dde per&l’l’i H Sk&vo] (Leopardi) |
Si segnala quindi la variante periglio, pronunziata per&l’l’o (col suono -l’l’- raddoppiato, come sempre tra vocali) e usata solo (o quasi) in testi poetici; il suo plurale è perigli. Nell’esempio del Leopardi (1798-1837) sono degni di nota soprattutto: il raddoppiamento sintattico del d- di de’, determinato dal pronome chi [ki+] che lo precede; la forma più breve de’ [de] della preposizione articolata dei (forma che non è invece rafforzativa, come si vede dal p- scempio di per&l’l’i); il carattere proclitico dello stesso de’ e della voce verbale è, che sono perciò disaccentati nella trascrizione (d’altra parte, l’è mantiene la sua pronunzia aperta, com’è indicato dalla codetta del segno H con cui è trascritto). |
— in Dante, in rima, un es. di periclo [per&klo] |
In un verso del «Paradiso» di Dante (1265-1321) si lègge poi un’altra variante ancóra, periclo [per&klo], con una sincope della vocale della penultima sillaba ch’è attestata già in latino (periclum): l’autenticità della lezione periclo è qui garantita anche dalla rima con epiciclo [epi©&klo]. |
— sim. i cogn. Pericoli, Perigli |
Quel che è detto del sostantivo, riguardo alla pronunzia, vale anche per i cognomi Pericoli [per&koli] e Perigli [per&l’l’i]. |