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Guarda più in là del DOP: guida alle voci che non trovi

Osservazioni generali:

L’accento tonico cade sempre sull’ultima vocale di suono pieno (non contando a quest’effetto né la vocale debole ë, che del resto è spesso muta del tutto, né la semiconso­nante L). I segni d’accento (grave, acuto, circonflesso) non hanno che fare con l’accento tonico; sono di solito semplici segni etimologici, e solo in pochi casi (principalmente in quello di è, é, ê) aiutano il lettore a riconoscere con sicurezza un determinato suono tra i diversi che una certa lettera potrebbe indicare.

Le vocali posson essere orali, come quelle italiane, o nasali. Ma, come appare dalla stessa tabella, non c’è una corrispondenza regolare né tra l’una e l’altra serie di vocali (giacché solamente a, $, 0, £ hanno le correlative nasali 3, 4, 6, 7, e le altre vocali di cui il francese è ricco sono tutte orali), né tra le vocali stesse e le lettere che le rappresentano (giacché s’esprimono nella scrittura con i i suoni i e 4, con u i suoni ü e 7, con e i suoni % o $ da una parte, 4 o 3 dall’altra). Le trascrizioni fonetiche di questo «Dizionario» non specificano per le vocali nasali gli stessi gradi d’apertura che per le orali; ma si può dire una volta per tutte che 4, 6, 7 sono aperte come $, 0, £ (e che 3 è poste­riore, tendente verso 6).

Le vocali possono inoltre essere brevi o lunghe. Per le nasali la lunghezza è deter­minata meccanicamente dal combinarsi di due condizioni, che sono l’esser toniche e l’esser seguite da consonante. Per le vocali orali, fermo restando che le atone sono brevi e così pure le toniche finali di parola, il discorso è più complesso: qualsiasi vocale tonica è lunga se è seguita da una delle quattro consonanti r, @, X, v; davanti alle altre consonanti la maggior parte delle vocali toniche sono brevi, ma questa regola è soggetta ad alcune limi­tazioni. Le trascrizioni del presente «Dizionario» indicano le vocali orali lunghe; la lunghezza delle vocali nasali, invece, nelle stesse trascrizioni non è indicata mai, potendosi sempre sottintendere ogni volta che si avverino certe condizioni (allo stesso modo e per le stesse ragioni per cui non è indicata la lunghezza delle vocali italiane).

Le consonanti scritte doppie sono pronunziate scempie come le altre; sono ammessi pochi casi di pronunzia rafforzata delle consonanti, e riguardano quasi tutti voci dotte o voci composte contenenti -ll-, -mm-, -nn-, -rr-.

Una consonante sonora seguita da una sorda tende ad assordirsi, e una sorda seguita da una sonora tende a sonorizzarsi; ma è solo una tendenza, non una regola fissa. Queste parziali assimilazioni tra consonanti non sono indicate nelle trascrizioni fonetiche di questo «Dizionario».

Le consonanti finali di parola, nella maggior parte dei casi, sono mute; fanno ecce­zione (non sempre ma il più delle volte) -c, -f, -l, -q, -r, e fanno pure eccezione singole parole che finiscono con questa o quella delle altre consonanti.

Tra parole diverse che si seguono in una stessa frase sono frequenti i legamenti o «liaisons», quando la prima delle due parole finisce per consonante muta (a ogni modo, scritta) e l’altra comincia per vocale. Molti legamenti sono obbligatori, altri facoltativi; quando si fanno, la consonante finale si pronunzia, in genere, col suono corrispondente alla sua grafia (con eccezioni: -d [t], -s [@], -x [@], in qualche caso anche -f [v], -g [k]), e fa sillaba con l’inizio della parola che segue.

DOP

Redatto in origine da
Bruno Migliorini
Carlo Tagliavini
Piero Fiorelli

 

Riveduto, aggiornato, accresciuto da
Piero Fiorelli
e Tommaso Francesco Bórri

 

Versione multimediale ideata e diretta da
Renato Parascandolo